Eurasia Rivista di studi geopolitici

Lo scopo di questa nuova rivista di studi geopolitici è quello di promuovere, stimolare e diffondere la ricerca e la scienza geopolitica nell’ambito della comunità scientifica nazionale ed internazionale, nonché di sensibilizzare sulle tematiche eurasiatiche il mondo politico, intellettuale, militare, economico e dell’informazione. La prospettiva di EURASIA non corrisponde solo a quella delle relazioni internazionali in senso stretto, ma è anche quella, più fondamentale, che concerne l’influenza esercitata sulle “rappresentazioni” geopolitiche passate e attuali, nonché sugli scenari futuri, dai rapporti culturali e spirituali tra i popoli che abitano la massa continentale eurasiatica.

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  1. Presentazione di "Eurasia", n. 2/2022

    Il direttore di "Eurasia" fa una breve presentazione della rivista ed in particolare del numero di Aprile-Giugno 2022, intitolato "Pressioni atlantiche e risposte eurasiatiche".

     

    Per l'acquisto di questo numero di Eurasia: https://www.eurasia-rivista.com/negozio/lxvi-pressioni-atlantiche-e-risposte-eurasiatiche/

  2. Il mito del "ritorno" in Palestina

    Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che il suo paese dovrà diventare “una grande Israele”. Questa dichiarazione è stata ripresa e rilanciata dall’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Israele Daniel Shapiro, attualmente Distinguished Fellow dell’Atlantic Council, un centro studi che si prefigge di “promuovere la leadership americana e promuovere accordi internazionali basati sul ruolo centrale della comunità atlantica nell’affrontare le sfide del XXI secolo”. Prescindendo dalle intenzioni di Zelensky e dalle indicazioni fornite da Shapiro al presidente ucraino per realizzare il suddetto progetto, vale la pena di ricordare un fatto storico: proprio sui territori dell’attuale Ucraina compresi fra il Dnepr e il Don si estese, intorno al 750 d. C., il regno dei Cazari, un popolo che in parte si convertì al giudaismo tra la fine dell’VIII secolo e l’inizio del IX secolo. Ma proprio questo fatto storico contraddice palesemente la tesi sionista, secondo cui la colonizzazione della Palestina equivarrebbe al ritorno del popolo ebraico nella sua patria d’origine…

  3. Daniele Perra sul conflitto in Ucraina

    Daniele Perra, redattore di "Eurasia. Rivista di studi geopolitici", mette a fuoco le cause che hanno generato l'attuale conflitto in Ucraina.

  4. Daniele Perra | Il conflitto in Ucraina alla luce della “geografia sacra”

    Un profondo impatto residuale viene esercitato sulla struttura stessa del pensiero geopolitico dagli archetipi della geografia sacra, sedimentati nell'immaginario collettivo. Questa “segreta influenza”, per lo più ignorata dagli odierni analisti geopolitici, si palesa in modo evidente di fronte al processo di desacralizzazione (o solidificazione) dello spazio che accompagna l’“occidentalizzazione del mondo”. In questo senso, il conflitto tra Russia e NATO in Ucraina può essere interpretato come l'ennesimo e forse finale confronto tra l’Occidente e ciò che rimane di quell’ecumene bizantina profondamente legata alla terra da un nesso sacrale.

  5. Claudio Mutti | La Geopolitica delle lingue

    Se i glottologi non avessero già usato il termine “geolinguistica” per designare lo studio della diffusione geografica dei fenomeni linguistici, lo stesso termine potrebbe essere impiegato per indicare la geopolitica delle lingue, ossia il ruolo che il fattore linguistico riveste nel rapporto tra spazio fisico e spazio politico. D’altronde il nesso tra egemonia linguistica ed egemonia politico-militare è stato evidenziato più volte: il Maresciallo di Francia Louis Lyautey diceva che la lingua è "un dialetto che ha un esercito e una marina", mentre il generale Jordis von Lohausen prescriveva che "la politica linguistica fosse messa sullo stesso piano della politica militare" ed affermava che "i libri in lingua originale svolgono all'estero un ruolo talvolta più importante di quello dei cannoni".

    Bibliografia:

    Rutilio Sermonti, "Il linguaggio della lingua", Edizioni all'insegna del Veltro, 2008

    "Eurasia", 3/2013 (La geopolitica delle lingue)

  6. Amedeo Maddaluno | Il Pensiero di Nicholas Spykman e le radici della geopolitica statunitense

    L'azione geostrategica e militare degli Stati Uniti può essere meglio compresa ricostruendo il pensiero di Nicholas John Spykman. Olandese di nascita, statunitense di adozione, il pensatore geopolitico sistematizzò con le proprie teorie la strategia talassocratica di Washington, succedendo a pensatori talassocentrici come Alfred Thayer Mahan. Nel loro approccio al potere marittimo gli USA sono gli eredi dell'altra grande potenza anglosassone: la Gran Bretagna.

    Bibliografia: Stefano Cavedagna, Amedeo Maddaluno, "La Guerra Fredda non è mai finita. Geopolitica e strategia dopo il secolo americano", GoWare, 2018 Carlo Jean, "Geopolitica del mondo contemporaneo", Laterza, 2012 Stefano Cont, "Gé Politiké. Manuale di introduzione alla analisi geopolitica". Laurus Robuffo, 2016

  7. Daniele Perra | Friedrich Ratzel: impero, imperialismo e spazio vitale

    “La geografia non è altro che storia nello spazio, proprio come la storia è geografia nel tempo”. Questa frase compare in exergo in ognuno dei sei volumi che compongono l'opera monumentale del geografo francese Élisée Reclus “L'homme et la terre”, pubblicata a Parigi tra il 1906 ed il 1908. Tale affermazione è fondamentale per introdurre il pensiero di uno dei padri della geopolitica: il geografo tedesco Friedrich Ratzel (1844-1904). Nel suo Politische Geographie, Ratzel, infatti, studia la molteplicità organica delle relazioni tra gli enti che costituiscono la realtà. L'opera è incentrata sul problema dello spazio e sul fatto che questo non può prescindere dall'azione dell'uomo e dal modo sempre differente con cui questo risponde agli stimoli provenienti dalla natura. Il compito della geografia, così, era (ed è) quello di descrivere e rappresentare cartograficamente quei territori dove si palesa la presenza umana e dove essa interviene storicamente. In questa relazione si cercherà di interpretare alcune delle categorie fondamentali del pensiero (puramente tellurico) di Friedrich Ratzel anche in rapporto all'elaborazione teorica (per certi versi antitetica) di un suo contemporaneo: l'ufficiale di marina nordamericano Alfred T. Mahan (1840-1914), definito da John Keegan come “the most influential American strategist of the nineteenth century”.

    Fonte

  8. Marco Ghisetti | Una nuova guerra fredda? Differenze e prospettive

    A più di tre mesi dall'intervento militare russo in Ucraina, molti osservatori sostengono che quella che si sta delineando in Europa sia una nuova cortina di ferro, foriera di una nuova Guerra Fredda tra un'Europa occidentale e una orientale (la Russia). Non vi è dubbio che tale divisione sia incoraggiata e perseguita anche da numerosi attori politici europei, oltre che nordamericani; tuttavia, tra le vecchie divisioni europee e quelle nuove intercorrono differenze sostanziali che rendono il sintagma "Nuova Guerra Fredda" alquanto improprio. Ad esempio, l'attuale divisione destina lo spazio europeo allo scaricamento delle tensioni internazionali, al quale invece era stato risparmiato nella "prima" Guerra Fredda. Inoltre, una nuova divisione non può che implicare una pauperizzazione ed un impoverimento dell'Europa occidentale, che invece era economicamente potente durante la Guerra Fredda. Sarebbe quindi opportuno che l'Unione Europea e gli Stati membri sottoponessero ad attenta critica la prospettiva di una nuova cortina di ferro tra due blocchi europei vicendevolmente contrapposti.

    Marco Ghisetti, Talassocrazia. I fondamenti della geopolitica anglo-statunitense, Anteo Edizioni, 2021

    “Eurasia. Rivista di studi geopolitici” 3/2022, (La Russia al contrattacco)

  9. Amedeo Maddaluno | Il pensiero di Zbigniew Brzezinski. Un pensatore "tellurico" negli Stati Uniti

     

    Proseguiamo con la rassegna dei principali geopolitici statunitensi del Novecento analizzando il pensiero di un altro autore di origine europea, Zbigniew Brzezinski. Brzezinski è stato un pensatore "anomalo" rispetto agli altri a marchio USA, in quanto il suo pensiero si focalizza sulla terra e non sul potere marittimo. Ma è proprio alla luce del suo pensiero che possiamo comprendere alcune delle direttrici geostrategiche di Washington nel cuore dell'Asia e nell'Europa orientale.

    Bibliografia:

    Stefano Cont, "Ge Politiké". Manuale di introduzione alla Geopolitica. Laurus, 2015

    John K. Cooley, Una Guerra Empia. La CIA e l'estremismo islamico. Eleuther, 2000

    Federico Bordonaro, La Geopolitica anglosassone dalla origini ai nostri giorni, Guerini Scientifica, 2012

    Marco Ghisetti, Talassocrazia. I fondamenti della geopolitica anglo-statunitense, Anteo Edizioni, 2021

    Carlo Jean, Geopolitica del mondo contemporaneo, Laterza, 2012

    Amedeo Maddaluno, Geopolitica, Storia di un'ideologia, GoWare, 2019

  10. Claudio Mutti | L’Iniziativa dei Tre Mari: la ripresa di un progetto “prometeico”

    Il settimo Vertice dell’Iniziativa dei Tre Mari, svoltosi a Riga il 20-21 giugno 2022, ha registrato due interventi significativi: quello di Volodymyr Zelensky, che ha sollecitato l’adesione dell’Ucraina al Forum suddetto, e quello del segretario di Stato americano Anthony Blinken, che ha garantito l’assistenza finanziaria statunitense. D’altronde il sostegno statunitense fu accordato all’Iniziativa dei Tre Mari, che riunisce dodici paesi quasi tutti membri dell’Alleanza Atlantica, già cinque anni fa, quando il presidente Donald Trump si recò a Varsavia in visita ufficiale. L’Iniziativa dei Tre Mari costituisce essenzialmente una ripresa del progetto geopolitico Intermarium, che il Maresciallo polacco Józef Piłsudski formulò all’inizio degli anni Venti in chiave antirussa e antitedesca, integrandolo con una prospettiva ideologica nota come “prometeismo”. Al di là di tutte le sue varianti, il progetto Intermarium proponeva una federazione tra Polonia, Lituania, Bielorussia e Ucraina ed altri Paesi, la quale sarebbe dovuta nascere dall'eredità storica dello Stato polacco-lituano esistito tra il XIV e il XVIII secolo. 

    Bibliografia:

    “Eurasia. Rivista di studi geopolitici” 4/2017, (Il cordone sanitario atlantico)

    Josef Macek, L’Europa orientale nei secoli XIV e XV, Sansoni, Firenze 1974

    Francis Conte, Gli Slavi. Le civiltà dell’Europa centrale e orientale, Einaudi, Torino 1990

    Oscar Halecki, Il mondo degli Slavi, a cura di Hans Kohn, Cappelli, Bologna 1970

    Beruta Žindžiūtė Michelini, Lituania, NED, Milano 1990

  11. Daniele Perra | La visione geopolitica (e geostorica) di Vladimir Putin

     

    Il 12 luglio 2021 è apparso sul sito informatico del Cremlino un articolo, a firma Vladimir Putin, dal titolo "Sull'unità storica di Russi e Ucraini". Il documento risulta particolarmente rilevante per meglio comprendere la visione geopolitica (e geostorica) del Presidente della Federazione Russa non solo in rapporto all'attuale situazione di conflitto in Ucraina, ma anche in considerazione della progressiva espansione della NATO verso Est, della restrizione dello spazio di sicurezza russo e delle relazioni di Mosca con le repubbliche ex sovietiche. Qui si cercherà di analizzare tale documento punto per punto, ponendolo in contrasto con i “concetti strategici” elaborati dalla NATO nel 1999 e nel 2022.Mostrar menos

  12. Matteo Marchioni | La Cina e l'Africa

     

    La cooperazione economica tra la Repubblica Popolare Cinese ed il continente africano è cresciuta ad un ritmo senza precedenti negli ultimi vent'anni. Lo dimostrano la quota di scambio commerciale bilaterale di Pechino con l'Africa ed i flussi di investimenti diretti esteri. Così, dal 2006, l'interscambio bilaterale sino-africano ha superato quello tra USA ed Africa ed ha eclissato il ruolo dell'Europa.

     

    Questo apprezzabile aumento è anche merito del FOCAC (Forum on China-Africa Cooperation), il Forum ufficiale della collaborazione tra le due parti. In questo contesto, merita l'analisi dei recenti incontri del FOCAC, tra cui l'ultimo, risalente al novembre 2021. In particolare, i summit del 2018 e del 2021 hanno visto Pechino raggiungere un traguardo senza precedenti nella cooperazione economica con il continente nero, tracciando il percorso di sviluppo congiunto per il periodo 2022-2024 (il "corridoio sino-africano") ed inserendosi nella cornice della recente Area di libero scambio continentale, istituita dal Trattato di Libero Scambio Continentale Africano.

     

    Infine, è utile risalire alle origini storiche della diplomazia economica della RPC in Africa, attraverso una disamina del viaggio di Chou En-lai (1963-1964) in alcuni Stati africani. Questo formalizzò i pilastri ideologici della politica estera cinese verso il continente, che valgono tutt'oggi. Nello specifico, le fondamenta cui si accenna sono i cosiddetti "5+8 principi", rieditati dall'attuale presidente cinese Xi Jinping in una serie di incontri ministeriali del FOCAC.

    Bibliografia:

     

     

    Miao Miao, Jiang Yushi, Dinkneh Gebre Boroso, The Impacts of China-Africa Economic Relation on Factor Productivity of African Countries, Economies, Vol. 8, No. 2, 2020

     

    Emmanuel Obuah, Trade between China and Africa: Trends, Changes and Challenges, International Journal of China Marketing, Vol. 2, No. 2, 2012

     

    Yike Fu, Ovigwe Eguegu, China's BRI and the AfCFTA: Potential Overlaps, Complementarieties and Challenges, Policy Insight 113, June 2021

     

    W.A.C. Adie, Chou En-lai on Safari, The China Quarterly, No. 18, 1964

     

    "Forum on China-Africa Cooperation Dakar Action Plan (2022-2024)", PRC FMA, http://www.focac.org/eng/

     

    "Keynote speech by Chinese President Xi Jinping at opening ceremony of 8th FOCAC ministerial conference", Xinhua, 26 November 2021

     

    PRC Foreign Ministry Archive (FMA), https://digitalarchive.wilsoncenter.org/Mostrar menos

  13. Amedeo Maddaluno | La geopolitica USA alla fine della Guerra Fredda

     

    Tra gli anni '80 e l'inizio degli anni '90 negli USA la disciplina geopolitica comincia a cambiare. Reagendo all'interventismo idealista e messianico di molti democratici e repubblicani, pensatori come Spykman e Brzezinski si avvalgono della lezione dei classici ed imboccano percorsi più vicini alla geografia pura, all'economia ed alle scienze militari.Mostrar menos

  14. Matteo Marchioni | L'Africa nella Nuova Via della Seta

     

    La Nuova Via della Seta (Belt and Road Initiative-BRI) è un'iniziativa economica e commerciale promossa dalla Repubblica Popolare Cinese nel 2013 e volta ad accrescere la connettività e l'integrazione della massa terrestre eurafroasiatica. Il progetto strategico cinese, per l'entità e il numero dei Paesi coinvolti, riguarda oggi il 70% della popolazione mondiale, pari a circa il 30% del PIL globale. In questo contesto, un'attenzione particolare è riservata dalla RPC al continente africano, che ospita snodi portuali chiave della Via della Seta Marittima con floride prospettive di investimento. La centralità della BRI nel contesto delle relazioni globali, in seguito al recente inasprimento del confronto tra l'Occidente, da una parte, e Russia e Cina dall'altra, è evidente se si osservano i recenti tentativi di frenare tanto la cooperazione commerciale tra Pechino e l'Europa quanto gli impegni verso i Paesi africani nel quadro della Nuova Via della Seta.

     

    Bibliografia:

     

    David Harvey, The New Imperialism, Oxford University Press, New York, 2003

     

    Alberto Bradanini, Cina: L'Irresistibile Ascesa, Teti Editore, Roma, 2022

     

    Venkateswaran Lokanathan, China's Belt and Road Initiative: Implications in Africa, No. 395 (2020), Observer Research Foundation

     

    H. Kayembe, L. Lin, L. O., Banda, C. Mbughi, G. N., Munthali, X. Wu, Impacts of One Belt One Road Initiatives on African Infrastructure Development, Vol. 8 (2021), Open Access Library

     

    P. Carmody, I. Taylor, T. Zajontz, China's Spatial Fix and "Debt Diplomacy" in Africa: Constraining Belt or Road to Economic Transformation?, Vol. 56, No. 1 (2022), Canadian Journal of African Studies

     

    R. Mukwaya A. Mold, Modelling the Economic Impact of the China Belt and Road Initiative on East Africa, Global Trade Analysis Project, 2018Mostrar menos

  15. Amedeo Maddaluno | Huntington e Fukuyama: due teorici per l'unipolarismo statunitense

    Samuel Huntington e Francis Fukuyama rappresentano due tendenze del pensiero statunitense solo apparentemente contrapposte. Sia il primo, teorico dello "scontro di civiltà" intese come blocchi identitari immutabili, sia il secondo, teorico della "fine della storia" e dell'ordine globale liberale, forniscono carburante ideologico all'egemonismo USA nella fase succeduta alla Guerra Fredda.

    Bibliografia:

    Francis Fukuyama, "La fine della storia e l'ultimo uomo", UTET, 2020

    Samuel P. Huntington, "Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale. Il futuro geopolitico del pianeta", Garzanti, 2000

    Amedeo Maddaluno, "Geopolitica, Storia di un'ideologia", GoWare, 2019

  16. Hanieh Tarkian | L’Iran nel mirino

     

    Nei violenti disordini che si sono verificati in diverse città dell’Iran dopo la morte di Mahsa Amini è stata registrata la presenza di attivisti affiliati a sette ed organizzazioni terroristiche che da anni agiscono contro la Repubblica Islamica col sostegno degli Stati Uniti e dei loro alleati. Sul fuoco dei disordini hanno soffiato famigerate “associazioni per i diritti umani” e canali mediatici impegnati da tempo nella propaganda antiraniana. Non è evidentemente un puro caso se questi tentativi di sovversione avvengono nello stesso momento in cui anche la Russia è oggetto di attentati terroristici e di attacchi mediatici da parte delle centrali sovversive occidentali.

     

    Bibliografia: Ruhollah Khomeyni, Lettera al Papa, Edizioni all’insegna del Veltro, 1980

    Imam Khomeyni, Lettera a Gorbaciov, Edizioni all’insegna del Veltro, 1989

    Imam Ruhollah Khomeini, Il governo islamico, Il Cerchio, 2007

    Anna Vanzan, Gli Sciiti, Il Mulino, 2008

    Giuseppe Aiello, La Repubblica islamica dell'Iran alla luce della tradizione, Irfan, 2022

    Fariba Alasvand, L'islam e la donna, Irfan, 2010

    Paolo Borgognone, Storia alternativa dell’Iran islamico, Oaks, 2019

    AA. VV., La funzione eurasiatica dell’Iran, “Eurasia. Rivista di studi geopolitici”, genn.-apr. 2008

    AA. VV., Oltre le Termopili, “Eurasia. Rivista di studi geopolitici”, ott.-dic. 2019

  17. Daniele Perra | Vostok i Zapad. Oriente e Occidente nella cultura russa

     

    “La Russia è l'oceano delle terre emerse. Questo, esteso su un sesto del mondo, regge le ali spiegate dell'Oriente e dell'Occidente”. Questa affermazione del grande pittore ed esploratore russo Nicholas Roerich può essere utile per introdurre un argomento assai complicato e delicato come quello dello sviluppo dell'autocoscienza russa in rapporto ai concetti (più ideologici che geografici) di Oriente e Occidente. Per ciò che concerne la Russia – è bene ribadirlo – tale distinzione, almeno prima dell'Età moderna, non ha mai avuto particolare rilievo. Di fatto, è solo con l'importazione nell'Impero degli Zar delle rappresentazioni geografiche dell'Europa occidentale a partire dal XVII secolo che l'intelligencija russa comincia a riflettere sul peculiare ruolo dello spazio russo nel contesto geopolitico dell'Europa e dell'Asia. Qui si cercherà di analizzare l'evoluzione del pensiero geofilosofico russo mettendo in evidenza le diverse correnti che l'hanno percorso fino all'evento rivoluzionario del 1917.

    Bibliografia:

    Aldo Ferrari, La foresta e la steppa. Il mito dell'Eurasia nella cultura russa, Mimesis Edizioni, Milano-Udine 2012.

    Andreas Kappeler, La Russia. Storia di un impero multietnico, Edizioni Lavoro, Roma 2006.

    Konstantin Leont'ev, Bizantinismo e mondo slavo, Edizioni all'insegna del Veltro, Parma 1986.

    Nikolaj S. Trubeckoj (introduzione di Claudio Mutti), L'eredità di Gengis Khan, SEB, Milano 2005.

  18. Daniele Perra | Geopolitica della Crimea

     

    “La città di Chersoneso, nella Tauride, è la fonte del nostro cristianesimo e della nostra umanità […] Qui c'è qualcosa di mistico”. Così scriveva il principe Potëmkin in una lettera indirizzata all'imperatrice Caterina II dopo la conquista (o riconquista) della Crimea da parte russa alla fine del XVIII secolo. Questa regione, di fatto, con la sua collocazione geografica meridionale e la sua cultura in prevalenza orientale, ha rappresentato storicamente non solo un concentrato di quella dimensione multietnica e multireligiosa sulla quale si era costruito l'Impero zarista, ma anche il luogo in cui la stessa natura imperiale della Russia si è manifestata in modo più evidente e significativo. In virtù della sua particolare posizione e conformazione naturale, la Crimea ha inoltre costituito nel corso dei secoli uno snodo cruciale per l'incontro/scontro tra i popoli eurasiatici e quelli mediterranei. Oltre al suo valore simbolico (assai appetibile per chi fa della “desacralizzazione dello spazio” una precipua caratteristica del proprio orientamento geopolitico), la Crimea ha un'importanza strategica fondamentale. Senza di essa la Russia sarebbe incapace di proiettare la propria influenza sul Mar Nero che diverrebbe così un “lago della NATO”. In questa relazione, dunque, si cercherà di affrontare la storia della regione su più livelli: geopolitico, militare, spirituale e geoeconomico.

    Bibliografia:

    E. A. Arslan – C. Della Porta (a cura di), Dal Mille al Mille. Tesori e popoli del Mar Nero, Electa, Milano 1995.

    N. Ascherson, Mar Nero. Storie e miti del Mediterraneo d'Oriente, Einaudi, Torino 1999.

    A. Ferrari, Storia della Crimea. Dall'Antichità ad oggi, Il Mulino, Bologna 2022