CANTIERE MULTIPOLARE: La preghiera e la croce - In memoria di Darya Platonova Dugina
LA PREGHIERA E LA CROCE
Il requiem di Zakharovo per Darya Dugina
«Il mortale che ha avvicinato il Fuoco avrà la Luce dal Dio» – così parlano gli Oracoli, e Proclo, il più divino tra i neoplatonici, vi riconosce il quarto grado della preghiera perfetta: l’ἐμπέλασις, l’avvicinamento diretto, la partecipazione ardente alla Luce.
A Zakharovo, squarciando il velo tra i mondi, si è celebrato un requiem ortodosso: canto del “trisagio”, eco del divino, apertura di una soglia.
Darya Dugina – giornalista, politologa, filosofa, poetessa – fu figura solare e guerriera, martire metafisica di un’Idea che osava sfidare i poteri della dissoluzione. Tornava dal festival Tradizione la sera del 20 agosto 2022, quando venne assassinata. Aveva visitato Donetsk, Mariupol’, Azovstal: non come semplice reporter, ma come testimone vivente di un’altra visione del mondo. Il libro Zet, cui contribuì, raccoglie le voci dei combattenti, dei volontari, dei sopravvissuti – e dentro quelle voci vibra la sua stessa presenza, la sua intelligenza infuocata, la sua compassione attiva.
Oggi, presso la croce votiva, parenti, amici, lettori, discepoli e viandanti si raccolgono in silenzio. Per alcuni è un luogo del ricordo, per altri una scuola di coraggio, per altri ancora un tempio del ritorno. Vladimir Klenin ha raccontato come l’idea sia nata quasi per caso, ma nulla è davvero casuale quando il fuoco dell’anima guida i gesti. Quella croce è albero centrale, è Asse del Mondo, è Albero della Vita tra i due alberi del bene e del male, secondo la lettura guénoniana: sta nel mezzo, come il Cristo tra i due ladroni, come il cuore tra Misericordia e Rigore. In essa si concentra la tensione verticale, la nostalgia del divino, la chiamata all’unità.
Secondo Proclo, la preghiera perfetta culmina nell’ἕνωσις, l’unione: «che fissa l’uno dell’anima nell’uno degli Dei e rende un’unica cosa la nostra attività e quella degli Dei». Darya ha vissuto come chi tende alla vetta, come chi prepara l’anima alla discesa della Luce. La croce non è un tributo sentimentale, ma un punto ontologico, un simbolo attivo che unisce il mondo sensibile all’intelligibile, la morte alla vita vera.
Nel silenzio di Zakharovo, tra gli alberi antichi, la croce sta. Ma non è il legno che commuove: è la verticalità che chiama, la Luce che si fa sentiero, la preghiera che si fa destino. - Diego Cinquegrana
